Perché le diete dimagranti spesso
falliscono?
Perché non riesco a stare a dieta?
Perché, quando mi metto a dieta,
finisco sempre per mangiare un sacco di cose che dovrei evitare, e lo faccio
magari di nascosto?
Ecco qualcosa che dovresti conoscere,
prima di cominciare l’ennesima dieta dimagrante. Il Minnesota studium ovvero l’effetto
della denutrizione sul corpo e sulla mente.
Non è una novità, questo esperimento
condotto dal fisiologo Ancel Keys negli anni 44 e 45. Un gruppo di volontari
sani, tutti maschi e giovani, furono sottoposti per un periodo di 12 settimane
ad un regime alimentare marcatamente ipocalorico, allo scopo di determinare
l’influenza della denutrizione su fisiologia e comportamento.
Il risultato di questo lavoro, che aveva lo scopo di migliorare la conoscenza della denutrizione
per poter aiutare nel modo più efficace le popolazioni europee stremate dalla
seconda guerra mondiale, è stato illustrato in un libro dal titolo emblematico:
The biology of human starvation (Keys, 1950).
Tutti i 36 volontari sottoposti alla
dieta sperimentavano, sia pure con modalità diverse e individuali, gli stessi sintomi quali: astenia, depressione, irritabilità,
scarsa propensione ai rapporti sociali e sessuali. In tutti si verificava un aumento
dell’interesse nei confronti del cibo. Non solo fame, quindi, ma una vera e
propria ossessione, che portava a
collezionare utensili e ricette di cucina, ad
assumere i cibi bollenti o eccessivamente salati e speziati, gomme da
masticare, sigarette, a mangiare e masticare lentissimamente e prolungare per
ore la durata dei pasti. Un altro effetto della dieta erano le abbuffate,
seguite dai sensi di colpa e l’incremento dell’attività fisica praticata,
nonostante la stanchezza, allo scopo di aumentare la perdita di peso.
Molti di questi sintomi sono stati interpretati come adattamenti
alla restrizione calorica. Una sorta di spending
rewiew che aiuta l’organismo a sopravvivere in tempi di carestia,
abbassando il metabolismo basale anche del 40%.
Anche le modifiche comportamentali si spiegano con la necessità
di concentrare tutte le risorse nella ricerca del cibo, più importante del
sesso e della socialità in queste circostanze.
Ma ci sono aspetti che dovrebbero far riflettere. A cosa ti servono le ricette di cucina se se
stai morendo di fame? Perché fumi e mastichi chewing gum? E soprattutto, perché
cerchi di dimagrire ancora di più praticando un’insensata attività fisica?
Recentemente (Garner, 1997) i
risultati di Keys sono stati confrontati con i sintomi dei soggetti affetti da
disturbi del comportamento alimentare, come l’anoressia e la bulimia. E si è
visto che i sintomi delle pazienti affette da DCA sono ampiamente
sovrapponibili a quelli dei volontari del Minnesota. Rendendo evidente che il comportamento, alimentare e non solo,
delle ragazze anoressiche e bulimiche è in gran parte determinato dal digiuno
autoimposto più che dalla malattia stessa. E anzi, il digiuno ha un ruolo
importante nel mantenimento dei sintomi e della malattia. E non viceversa. Si è
stabilito un legame di causa ed effetto tra dieta (marcatamente) ipocalorica e
disturbi del comportamento alimentare.
Non tutti i volontari di Keys
arrivarono al termine delle 3 settimane previste dall'esperimento. Alcuni di
loro gettarono la spugna e ricominciarono ad alimentarsi normalmente. Molti
sperimentarono abbuffate durante e dopo l’esperimento e alcuni di loro
divennero obesi. E’ più o meno quello che succede alle persone a dieta, che
spesso si arrendono e ricominciano a mangiare come prima e più di prima.
Vanificando i risultati e sperimentando
un profondo senso di colpa!
Ma alla luce di quanto detto sopra, i
sensi di colpa sono fuori luogo, visto che
quella di abbandonare una dieta strettamente ipocalorica è in definitiva
una reazione normale, di sopravvivenza.
Questo non significa che chi è
sovrappeso è destinato a rimanere tale. E d’altra parte anche il sovrappeso, e
peggio, l’obesità, sono dannosi per la salute e per la qualità della vita.
Non tutte le persone che si mettono a dieta per
dimagrire fanno questa fine. Molto
dipende da che tipo di dieta si segue. La dieta di Keys era marcatamente
ipocalorica. Forniva circa la metà del fabbisogno energetico giornaliero.
Troppo poco e troppo pesante per l’organismo. Per poter tollerare una dieta è
necessario che l’apporto energetico non sia troppo basso e che l’alimentazione
fornisca tutti i micro e macronutrienti in quantità ottimale. O giù di li.
Magari aiutandosi con qualche integratore. Una buona dieta dovrebbe anche
soddisfare le nostre aspettative edonistiche e prevedere momenti di libertà
alimentare. Una buona dieta non dovrebbe essere improvvisata. Non solo perché
fa male ma anche perché non funziona e rischia di essere controproducente.
Pensiamoci, la prossima volta che ci
accingiamo a intraprendere la dieta del minestrone!