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giovedì 30 luglio 2015

Derivati della soia: perché possiamo farne a meno

La soia è una  pianta che appartiene alla famiglia delle leguminose, come i fagioli, le lenticchie, i ceci e i piselli.  Diversamente da queste però non fa parte della nostra tradizione alimentare mediterranea e italiana, ma è entrata nell'uso comune in tempi recenti e soprattutto in certe fasce di consumatori: giovani e donne.

Il motivo per cui la soia e soprattutto i suoi derivati sono consumati dalle donne risiede nelle presunte qualità salutistiche di questo legume.

La soia è una buona fonte di proteine vegetali, di fibra, di sali minerali e di fitoestrogeni, molecole vegetali che hanno un'attività ormonale paragonabile a quella estrogeni, anche se meno potente.
È proprio in virtù di questo che alimenti ricchi di soia sono spesso consigliati per sopperire alla caduta degli estrogeni in menopausa, e infatti è noto che le donne orientali, la cui alimentazione è ricca di soia, non accusano i fastidiosi sintomi da carenza di estrogeni.

Ma proprio la presenza di fitoestrogeni rende la soia un cibo poco adatto a bambini e adolescenti, nonché donne in gravidanza. E anche il ruolo (positivo o negativo) dei fitoestrogeni nella prevenzione oncologica, ad esempio nei confronti del tumore al seno, è ancora oggetto di controversie. E infine, non si può attribuire alla sola soia l'effetto protettivo dell'alimentazione orientale nei confronti dello stesso tumore.


Soia e soprattutto derivati sono anche largamente usati dai vegetariani, spesso giovani o giovanissimi. Latte di soia, tofu, burgher e polpette, spezzatino, gelato budino e nutella di soia. Biscotti e pane, spaghetti di soia. Con la soia si può fare, o meglio fabbricare, praticamente di tutto. Con il risultato che, se si vuole, si mangia soia dalla colazione alla cena.

La prima osservazione da fare è che tutti questi alimenti sono abbastanza lontani dal fagiolo di soia di partenza. Per ottenere burgher e latte è indispensabile una lavorazione industriale molto spinta che altera profondamente le caratteristiche nutrizionali del legume. E per rendere gradevoli, e quindi vendibili , questi alimenti si aggiungono grassi, sale, esaltatori di sapidità, coloranti. Basta consultare l'etichetta per accertarsene. Tutto fuorché naturali, per intenderci, qualunque sia il significato che si da, in questo contesto, al termine.

Non meraviglia il fatto che questi prodotti siano cari, o comunque più cari degli umili fagioli e ceci, rispetto ai quali non hanno, a mio modesto parere, nessun particolare valore aggiunto.

La soia è ricca di proteine vegetali? Anche i ceci lo sono, e si tratta, come per la soia, di proteine che, per la loro composizione in amminoacidi, si complementano bene con quelle dei cereali.

La soia ha un basso indice glicemico, è ricca di fibra, è indicata in caso di ipercolesterolemia?  Certo, come gli altri legumi.

E come gli altri legumi, contiene anche saponine e fitati che possono interferire con l'assimilazione dei nutrienti. Motivo per cui i legumi, soprattutto quelli secchi, necessitano di ammollo prima della cottura. E motivo per cui in Cina e Giappone, la soia veniva e viene sottoposta a fermentazione per ottenere un alimento tradizionale come la salsa di soia o Tamari.
Che essendo fermentati sono più adatti all'alimentazione umana, un po' come il pane lievitato naturalmente, o lo yogurt.

Infine, forse non tutti sanno che la soia è uno dagli alimenti che più facilmente possono provocare allergia. Proprio in ragione dell'elevato contenuto proteico.

Niente soia quindi?
Non ho detto questo. Un uso limitato, e ragionato, della soia nell'ambito di una alimentazione varia ed equilibrata non è un problema. Ma facciamolo a ragion veduta e, soprattutto per i derivati della soia, leggiamo bene cosa c'è dentro.