La rivolta dei forchettoni
Tutto quello che pensate di sapere sulle diete e che spesso è sbagliato.
Il mestiere di nutrizionista ha alcuni aspetti deprimenti.
Per esempio, quello di sentirsi dire, anche più volte in un normale pomeriggio di ambulatorio, che quello che presumibilmente stiamo per dire non è nuovo, perché il nostro cliente - paziente sa già tutto di come dovrebbe mangiare.
E se viene da te è solo perché ha bisogno di un controllo, meglio ancora, di una bella partaccia (alias cazziatone, rimprovero, urlata) altrimenti la dieta semplicemente non la fa. Come dire: il nostro ruolo è quello di gendarme, di cellerino della tavola, per riportare a viva forza l'ordine nelle abitudini alimentari dei nostri bene informati, ma poco diligenti utenti.
Strano che tra i titoli abilitanti alla professione di nutrizionista non ci sia l'accademia militare.
E invece, lasciatemi dire che spesso le informazioni che le persone credono di avere sono proprio quelle che le portano drammaticamente fuori strada.
Ecco perchè non si riesce a stare a dieta.
Perchè la dieta che si vorrebbe fare è malsana, innaturale, sbagliata.
E il corpo (lui si, che sa quello che fa bene e che fa male) a un certo punto si ribella, mette in scena una rivolta dei forconi, o delle forchette e ci costringe a disfare di notte, con sostanziosi spuntini, il regime carcerario che ci si era insensatamente e caparbiamente imposti di giorno.
Un esempio pratico?
La diffusa convinzione di dover tagliare i carboidrati, il pane e la pasta. O al limite, sostituire il pane con crackers, gallette, pane carré. Notoriamente più leggeri. Come no. E se poi non dimagrisco, è colpa del metabolismo. Questo dispettoso.
E poi: non si fa colazione, tutto il giorno di corsa, a pranzo un panino e poi....non ci vedo più dalla fame (strano, chi l'avrebbe mai detto...).
E ancora, sono vegetariano ma non mangio legumi. So che fanno gonfiare la pancia e quindi li evito.
Vado in palestra 7 giorni alla settimana, mangio 1200 K calorie, ma la massa muscolare non aumenta: come mai?
E potrei andare avanti, ma mi fermo qui perché mi sono sono sfogata. Ogni tanto aiuta. Per ritrovare la calma e addirittura il sorriso con cui accogliere il prossimo che mi si siede davanti e dice: dottoressa, non mi dica quello che devo mangiare perché tanto lo so da me.
PS: finalmente ho capito perché noi biologi nutrizionisti non possiamo chiamare pazienti i nostri pazienti. Perché la pazienza soprattutto è richiesta a noi!
PS 2: se vi trovate in Puglia, almeno al posto dei crackers mangiate i taralli.....
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