Translate

venerdì 2 ottobre 2015

L'indice glicemico della carota: perchè non ci deve preoccupare......

Non vi racconto niente di nuovo: il concetto di indice glicemico degli alimenti (IG) è stato sviluppato da Jenkins all'inizio degli anni ottanta e dovrebbe essere arcinoto a chi si occupa di nutrizione.

Ma la rete pullula di tabelle degli indici glicemici, e di siti che ne illustrano sommariamente, a volte proprio in maniera errata, il significato e l'utilità. E infatti capitano in ambulatorio pazienti che rifiutano di mangiare alimenti come le carote, o la zucca, utili e innocui, ma colpevoli di avere "un alto indice glicemico". 

Nell'ultima settimana me ne sono capitati ben 4.
Mi è venuta un improvvisa voglia di fare un post sulla carota.



Dunque: intanto, l'Indice Glicemico di un alimento indica la velocità con cui 50 g di carboidrati in esso contenuti provocano un rialzo della glicemia. Alimenti con IG elevato provocano una rapida risposta glicemica e insulinica, il che si traduce facilmente in accumulo di grasso, specie a livello addominale. Alimenti a basso IG provocano una risposta lenta, il che tra l'altro si traduce in un prolungato senso di sazietà, perché i substrati energetici sono come centellinati e durano a lungo. Questo in estrema, e forse brutale sintesi di uno stato dell'arte che non è così semplice ed è, come sempre, in continua evoluzione.

Si sente dire, e si legge, che se vogliamo tenere il peso sotto controllo basta scegliere alimenti a basso IG ed evitare gli altri. Consultando le apposite tabelle. Facilissimo. Ora, tra gli alimenti ad alto IG diverse fonti segnalano (o segnalavano) zucca e carote. Da cui il divieto di questi ortaggi per sovrappeso e diabetici.

Perché questo ragionamento non funziona?

1) Intanto, perché non tiene conto della effettiva quantità di carboidrati presenti in un alimento.

L'IG si riferisce a 50 g di carboidrati provenienti da un dato alimento. Ma per ottenere 50 g di carboidrati dalle carote, o dalla zucca, occorre mangiarne una porzione enorme. Con  una o 2 carote, abbiamo pochissimi zuccheri, che faranno alzare la glicemia in maniera molto lieve.

 La misura dell'IG ha senso solo per alimenti effettivamente ricchi di carboidrati, come pasta, riso, patate, bibite dolci. In un prossimo post parlerò dell'IG come criterio di scelta per pasta, riso e cereali diversi.  Non è utile per quei cibi che di carboidrati ne hanno pochi, come le verdure. 

2) Inoltre l'IG della verdura (e della frutta) dipende largamente dalla varietà e dal grado di maturazione. E infatti, recenti studi hanno decisamente rivalutato, abbassandolo, il famoso IG della carota.

3) Infine, e non è un particolare, l'effetto sulla nostra glicemia di ogni singolo alimento è largamente influenzato dalla composizione dell'intero pasto, che non è mai composto di una cosa sola. 

Non è assolutamente il caso di complicare, e complicarsi, la vita facendo una classifica della verdura , eliminando quella con indice glicemico più alto, o quella ritenuta "più" zuccherina. 

Questo è un sistema per ridurre la varietà dei cibi a disposizione di chi sta a dieta.
  Si finisce per mangiare sempre le stesse cose, annoiandosi e mettendo a rischio la copertura dei fabbisogni di nutrienti che è invece assicurata dalla assunzione di tutti gli ortaggi e che ogni stagione ci mette a disposizione.
 Veramente, non ce n'è bisogno.






Nessun commento:

Posta un commento

commento